Un ex patrono, San Francesco da Paola

Da tempo ormai incontrastato domina il culto per la Vergine della Madia, patrona unica della città, ma la Storia e le storie recuperate da antiche fonti ci dicono quanto una volta sia stata importante la devozione riservata a san Francesco da Paola, già patrono principale e attuale protettore secondario. E se in maggio sarai qui avrai il privilegio di conoscere i rituali devozionali a lui riservati.

Per comprendere le odierne attinenze del venerabile calabrese con Monopoli bisogna fare un salto indietro nel tempo di circa 500 anni. La figura del carismatico patriarca fu introdotta da alcuni frati. Infatti, nel XVI secolo approdarono a Monopoli i Minimi, guidati da Padre Giuliano Genuese. Il religioso aveva un impegnativo compito da portare avanti: diffondere da queste parti il culto per il santo di Paola, fondatore dell’Ordine a cui egli apparteneva. Inoltre, alimentare la devozione per lui era importante al fine di rinfrancare lo spirito della comunità monopolitana duramente provata da una serie di nefaste vicende.

Una “festa minima”

Ancor oggi, il bisogno umano di rassicurazione riguardante l’aldiquà spinge ogni anno molti monopolitani a seguire con attenzione tridui di preghiere, solenni messe e processioni in occasione della tradizionale festività (solitamente celebrata il primo fine settimana di maggio), un appuntamento che possiamo considerare una “festa minima”. Anche se non del tenore di un tempo, una convinzione rimane forte, radicata, autentica: il santo – figurarsi poi se si tratta come in questo caso di un ex patrono – può sempre. Basta che lo voglia.

Dopo i rituali della Settimana Santa e della Pasqua e successivamente ai tradizionali e del tutto monopolitani “sette giovedì dello Spirito Santo” (pellegrinaggio devozionale spontaneo per ottenere i doni dello Spirito Santo), la festa di San Francesco da Paola apre il ciclo cerimoniale degli appuntamenti religiosi popolari che si snoderanno per tutta l’estate sino a giungere in autunno con le feste di campagna.

Dopo il triduo settimanale, a cura della Fraternità del convento, i festeggiamenti più rilevanti cominciano con la solenne celebrazione eucaristica del sabato sera.

Per la processione su tutti e tutto si staglia il gonfalone della Città di Monopoli, simbolo di appartenenza laica, intorno al quale si concentra la presenza delle forze dell’Ordine, in particolare di marinai, nel corso degli anni divenuti particolarmente devoti al santo. Si tenga conto comunque che altre celebrazioni in suo onore, quelle “interne”, sono riservate in occasione della data della sua morte, ossia il 2 aprile (festa liturgica) quando – in un clima più raccolto, presso chiesa – la comunità si ritrova per la sua commemorazione. Ma è la festa pubblica, anche se priva di grossi sfarzi, a richiedere maggiore impegno per il comitato organizzatore. In questo caso non c’è alle spalle il supporto strutturato di una congrega. Attraverso due ali di folla, lungo il percorso della navata centrale, si fa strada la statua del patrono secondario. A seguire il simulacro ligneo c’è una folla di fedeli che pregherà lungo tutto il percorso processionale per le vie cittadine, mentre fa rotta verso la Cattedrale. Come succedeva un tempo la statua viene esposta alla pubblica venerazione in Cattedrale, dove andranno a fargli visita anche i fedeli che nel corso dell’anno mai si sono recati al convento.

Il rituale delle chiavi

Lungo il tragitto si associano spontaneamente altri devoti: molti – specialmente i più anziani – si aggregano solo successivamente, pronti ad aspettare il passaggio della processione ad un angolo di strada per inserirsi, quasi furtivamente, nella coda. Un altro nutrito gruppo di fedeli aspetta il passaggio del santo in piazza Manzoni, proprio lì dove un tempo c’era una della porte cittadine che segnava il limite tra la città e la lontana campagna. Qui, a ricordo dello storico rapporto tra i Paolotti e l’Università, indossando la fascia tricolore, il sindaco offre al Santo le chiavi della città. Ai polsi della statua vengono appuntati questi simboli che esprimono il senso di un affidarsi protezionistico da parte di tutta la comunità.